La folle notte di Marassi, conclusa con la sospensione della partita Italia-Serbia, continua a produrre schegge impazzite. La Serbia ha deciso di non porgere l’altra guancia e passa al contrattacco.
Il segretario generale della Federcalcio serba, Zoran Lakovic, in una dettagliata intervista al quotidiano belgradese Vecernje Novosti ha precisato una serie di circostanze che saranno sostenute anche davanti alla Commissione Disciplinare della Uefa (incaricata dell’inchiesta): “In un incontro tecnico-organizzativo abbiamo informato la Federcalcio italiana e il delegato della partita sulla possibilità che accadesse quello che poi è effettivamente successo. Non avendo avuto alcuna risposta, abbiamo ribadito nuovamente dell’esistenza di un grande pericolo, anche perché gli hooligans erano già in città. Neanche a questo avviso è stata data risposta, abbiamo così fatto un ultimo ammonimento telefonando al primo uomo Uefa per la sicurezza. Lo abbiamo trovato alle Isole Far Oer e abbiamo detto tutto a lui”.
Lakovic affonda il colpo: “Penso che la Federcalcio italiana avrà molti problemi a spiegare l’organizzazione catastrofica della partita, perché noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare secondo le regole Uefa. E loro no”.
La Federcalcio serba spera in un giudizio clemente da parte della Uefa, auspicando che i rapporti del delegato e degli altri ispettori siano positivi per lo Stato balcanico. In merito spunta la notizia che a Nyon sarebbe addirittura al vaglio l’ipoitesi di far giocare Italia-Serbia a porte chiuse il 17 novembre.
Il portavoce dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Ministero degli Interni, Roberto Massucci, ha commentato con l’ANSA le dichiarazioni di Zoran Lakovic rimandando al mittente ogni accusa: ”Non c’e’ stato nessun allarme da parte della Federcalcio serba sul rischio incidenti in occasione di Italia-Serbia. Come per tutte le partite alle 10 c’è stata la riunione Uefa, durante le quale vengono richieste dal delegato Uefa informazioni sulla sicurezza”.
Massucci ha proseguito: “Personalmente ho chiesto ai serbi se le informazioni che avevamo ricevuto dall’Interpol sulla presenza di circa 200 tifosi serbi era confermata (in realtà si sapeva già da domenica sera che i tifosi serbi sarebbero stati almeno 1.300 con pericolosi infiltrati ultrà, come Calciopress ha scritto la mattina del lunedì precedente la partita: leggete QUI i particolari, ndr). Ho chiesto loro se avevano informazioni aggiuntive e Lakovic, dopo averci presentato un generale della polizia serba, ci ha detto solo che i pullman sarebbero stati 9 e non 3 o 4, ma che non sapevano nè quando sarebbero arrivati nè chi vi fosse su quegli autobus. L’unico cosa che ci ha detto è che abitualmente i tifosi serbi utilizzano artifici pirotecnici”.
Massucci ha concluso precisando: ”Non c’è stato nessun allarme da parte dei serbi nè alle 13 nè alle 18. Non ho contezza di contatti. Ho parlato col delegato Uefa fino a tarda notte, ma non mi ha detto niente”.
In questa (oscura?) faccenda qualcuno non dice la verità. Per la Commissione Disciplinare della Uefa, per il presidente Platini e anche per il numero uno della Figc Abete una brutta gatta da pelare.
So. Gian. – www.calciopress.net
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