Una cascata di soldi sta per rovesciarsi sul calcio italiano. Il problema sarà come dividere la torta, che vale quasi un miliardo di euro a stagione. Anche perché la maggior parte dei club tira avanti grazie ai soldi delle pay per view, se si considera che il bilancio complessivo ammonta a circa 1 miliardo e 500milioni di introiti e che gli incassi al botteghino incidono in misura minima.
Nessun accordo in vista tra le società, come è naturale che sia considerato l’alto tasso di litigiosità che connota il calcio italiano anche nelle stanze dei bottoni. I diritti tv, in base alla legge Melandri, saranno collettivi e suddivisi secondo un criterio già stabilito in LNP.
Una parte sarà uguale per tutti, a prescindere dalle dimensione del club (grande o piccolo che sia). Un’altra quota spetterà in base ai risultati sportivi. Il punto del contendere è rappresentato dalla valutazione del cosidetto “bacino d’utenza”. Un criterio astratto in base al quale verrà distribuito circa un terzo della quota, ovvero 300 milioni di euro.
A quanto è dato sapere il tutto dovrebbe essere affidato a tre indagini demoscopiche. Il problema è capire a quale criterio ci si uniformerà per valutarlo, questo bacino d’utenza. Alla quota dei tifosi (prima la Juventus, poi Milan e Inter)? Agli ascolti tv (prima la Juventus)? Al numero di spettatori allo stadio (In testa l’Inter seguita dal Napoli)? A tutto questo insieme o a qualche cosa d’altro ancora?
Napoli, Palermo e Fiorentina potrebbero sollevare paletti nel merito. De Laurentiis, Zamparini e Della Valle non sono tipi docili e la fetta di trecento milioni fa gola.
Sa. Mig. – www.calciopress.net