Umberto Gandini, direttore organizzativo del Milan, è anche vicepresidente dell’Eca (European Club Association) impegnata con la Uefa a regolamentare la progressiva introduzione del fair play finanziario – che dovrebbe andare a regime in un triennio e i vari passaggi saranno definiti il prossimo 28 maggio dal Comitato Esecutivo – fortemente voluto dal presidente Michel Platini. Gandini si è detto preoccupato per i “grandi” club, quelli che secondo la sua definizione sono la “locomotiva del calcio italiano”.
Il fair play finanziario potrebbe infatti determinare seri problemi di investimenti e di bilancio ai club di vertice del nostro campionato, in quanto si darà la massima importanza ai ricavi da stadio. Si tratta di un settore nel quale il calcio italiano è assai indietro rispetto al resto d’Europa, anche per l’obsolescenza degli stadi e la mancata approvazione della legge Crimi che dovrebbe far partire la costruzione di nuovi impianti
Tra i top club italiani serpeggia anche grande preoccupazione per la legge Melandri che prevede la trattazione collettiva dei diritti tv. Si prevede battaglia sulla definizione del bacino di utenza, in base al quale sarà suddiviso circa un terzo del ricavato. Il dubbio è che, alla resa dei conti, a guadagnare dalla novità in materia di diritti televisivi saranno soprattutto le società medio-piccole.
Una caduta degli investimenti, conseguente alla perniciosa congiunzione di questi due elementi, potrebbe comportare un ulteriore impoverimento tecnico del calcio nostrano e una sempre minore competitività in ambito europeo.
Senza contare che stiamo per perdere, a vantaggio della Germania e della Bundesliga, il quarto posto in Champions League. Con tutte le conseguenze negative a cascata che questo evento si porterà dietro.
Sergio Mutolo – www.calciopress.net