Calcio italiano sempre più nel marasma. Lo dimostra l’incaglio della trattativa in corso tra Lega Serie A e Assocalciatori per il rinnovo del contratto collettivo scaduto nel giugno scorso.
Le posizioni tra il presidente Beretta e il suo antagonista Campana sembrano sempre più distanti. I ruoli si fanno sempre meno definiti. Incombe lo spettro tragicomico dello sciopero dei calciatori milionari della Serie A TIM, ennesimo paradosso di un sistema Italia lasciato andare (nel suo complesso) alla più totale deriva.
Le dichiarazioni rilasciate (più o meno incautamente) delle (troppe) parti in causa sono sempre più sfaccettate, al punto che non si riesce a capire chi sta con chi per ottenere che cosa. Proviamo a mettere un po’ di ordine, anche se il caos è tale che il rischio di impantanarsi incombe anche su addetti ai lavori sconcertati dalla piega presa dagli eventi.
Il fuoco di fila inizia con l’Aic, che spara a zero contro il suo portavoce Massimo Oddo. Il giocatore del Milan, dopo aver svolto a tutto tondo il ruolo di falco, innesta la retromarcia dopo un incontro con Beretta e Lotito (assistito da due avvocati, così almeno pare). Raggiunge un accordo, a nome di chi non è dato sapere, e annuncia trionfante che non sussiste l’ipotesi dello sciopero. L’avvocato Sergio Campana interviene, sottolineando che il giocatore parla a titolo personale. Sta di fatto che, da ieri, Oddo è fuori dall’Aic. Comunque non ne è più il portavoce.
Scende in campo Demetrio Albertini, vice-presidente della Figc nominato dall’Assocalciatori. Anche lui tira bordate al povero Oddo e spiega che la riunione era solo un incontro tecnico all’insaputa di Aic e Figc (e forse anche della Lega). Poi chiarisce che mancano i presupposti per l’accordo.
Il presidente Maurizio Beretta trasecola, prende atto delle dichiarazioni del vice-presidente federale e accusa Albertini di conflitto di interessi. Lo invita, perplesso e molto arrabbiato, a smetterla di giocare su due sponde. Albertini o sta con l’Aic o si schiera con il suo presidente Abete, che vuole a tutti i costi arrivare a una soluzione.
Intanto Giancarlo Abete, che non ripara più visti i tanti problemi che gli continuano a capitare tra capo e collo, convoca per oggi un vertice Lega-Aic che dovrebbe portare avanti una trattativa a oltranza. Ma l’Aic di Campana ha già preannunciato che diserterà l’incontro e si limiterà a incontrare in separata sede solo il presidente della Federcalcio.
Lo sciopero sembrerebbe già fissato per il 14 novembre. Un’altra bella tegola sulla testa del già disastrato calcio nostrano e un ulteriore vulnus per l’immagine internazionale di un’Italia ormai incapace di uscire dalla palude in cui si è colposamente cacciata.
Un paese (quasi) allo sbando, nel quale il senso di responsabilità istituzionale sembra (è) diventato un disvalore.
Sergio Mutolo – www.calciopress.net