La notizia dell’incredibile sold out dell’Allianz Arena (“Bayern Monaco, in Bundesliga si gioca un altro calcio”) fa il paio con i dati che arrivano dalla Premier League inglese. Come la Germania, anche l’Inghilterra surclassa la serie A in materia di affluenza di pubblico negli stadi. Quali le ragioni? Molteplici, non ultima il diverso approccio culturale al tema.
Uno dei motivi principali è rappresentato dalla diversa qualità degli stadi inglesi, troppo più confortevoli e vivibili delle brutture con le quali si devono confrontare i tifosi italiani.
In Inghilterra tutto cominciò con la Commissione Taylor, insediata subito dopo la strage dell’Hillsborough per trovare una soluzione alla pericolosità degli impianti. Il 15 aprile 1989, aSheffield, erano morte 95 persone (“Hillsbourough, una tragedia lunga 23 anni”).
Il Taylor Act, pubblicato nel gennaio 1990, indicò la ragione principale del disastro nella falla dei controlli di polizia. La conclusione fu che, per poter giocare le partite in strutture sicure, era necessario che gli impianti inglesi avessero tutti i posti a sedere.
Venne così avviata la ristrutturazione di tutti gli stadi britannici, per la maggior parte obsoleti. Con l’avvento della Premier, nata dalla riforma dei campionati decisa nel lontano del 1992, gli impianti di oltre Manica sono diventati vere e proprie fabbriche di soldi.
Per affluenza di pubblico, la Premier è il secondo campionato al mondo. La media spettatori per gara, nella stagione 2010-2011, è stata di 35.362. L’indice di occupazione il 92,2% (nella foto: l’Emirates Stadium).
In Italia gli stadi sono decrepiti, scomodi, mal tenuti e insicuri. L’affluenza media, nello stesso periodo, è stata di 23.500 spettatori a gara, cui corrisponde il riempimento di appena il 59% dei posti disponibili. Il che significa giocare le partite in stadi tristemente semivuoti (“Calcio, quando gli stadi sono sempre più vuoti”).
La legge sugli stadi è impantanata da anni in Parlamento.La serie A si è cullata per troppo tempo sull’illusione che i diritti televisivi bastassero a colmare i buchi di bilancio. Così non è stato.
Oggi le casse sono vuote e i conti in rosso. Uno dei punti più deboli del sistema calcio italiano è certamente rappresentato dall’obsolescenza degli impianti. Gli investimenti stranieri non arrivano e continueranno a non arrivare per molto tempo ancora, anche per questo motivo. Il futuro del nostro calcio è seriamente a rischio.
Ro. Be. – www.calciopress.net