L’arrembaggio all’iscrizione in Prima Divisione di Lega Pro Unica entro la scadenza perentoria del 30 giugno lascia spazio a una serie di riflessioni che rimandano tutte, inesorabilmente, allo stato di crisi in cui versa la categoria guidata dal presidente Mario Macalli.
Non è tutto oro quel che luccica. I 59 club aventi diritto hanno depositato in massa la fatidica domanda. Nessuno risulta al momento definitivamente escluso, ma in otto non hanno allegato la fideiussione. Non si sa con precisione quanti club siano in regola con i criteri infrastrutturali. Lo scarno comunicato diffuso dalla Lega di Firenze nulla dice sul punto. Tanto meno si hanno dati certi sullo stato delle liberatore e dei bilanci.
Tutti dentro? Alla fine è probabile che quasi tutte saranno ammesse il 18 luglio dalla Figc, perché la riforma “deve” in ogni caso partire e partire bene. In caso di bocciature ci penseranno i soliti ripescaggi a ricomporre l’esagerato format federale di 60 squadre divise in tre gironi.
Penalizzazioni a pioggia. Resta il fatto che saranno tanti i club gravati da punti di penalizzazione, alla faccia della regolarità dei campionati. Senza contare che in molti (12 su 60?) giocheranno le gare interne in stadi diversi da quelli della loro città, in virtù delle deroghe, alla faccia dei tifosi e delle strombazzate campagne di fidelizzazione.
Il Budget Finanziario Programmato. Va detto ancora che a partire da quest’anno è stato introdotto anche l’obbligo di accludere, ai fini dell’iscrizione, il budget finanziario programmato per i primi tre mesi della stagione calcistica 2014-2015. Questa voce sarà assoggettata dalla Covisoc a controlli trimetrali. Ogni sconfinamento dovrà essere coperto entro trenta giorni dall’accertamento, pena nuove penalizzazioni.
Un presente deprimente. Resta un mistero glorioso come una categoria povera di mezzi come la Lega Pro – che da lustri va avanti tra cancellazioni, deferimenti, penalizzazioni, mancato pagamento degli stipendi e chi più ne ha più ne metta – possa reggere il peso di 60 club la maggioranza dei quali inizia il torneo già alla canna del gas.
Quale futuro? La terza serie nazionale – anello debole di un sistema calcio professionistico italiano alla frutta, che non è in grado di contenere più di 70/80 club mentre se ne trascina dietro 102 – non potrà essere formata, in un ravvicinatissimo futuro, da più di 40 squadre. Solo in questo modo la categoria diventerà meglio gestibile e più facilmente controllabile (leggi “La Lega Pro unica nasce già pletorica?” del 10/6/2014).
Sergio Mutolo – www.calciopress.net