– Calcio italiano, un modello organizzativo in crisi. La prova provata della crisi strutturale in cui sta sprofondando il calcio italiano è l’inesorabile declino della Serie A nel Ranking, dove sono ridotti a sei i club iscritti alle manifestazioni continentali organizzate dalla Uefa. Le cause sono numerose e complesse, non ultima la vetustà degli impianti in cui si giocano le partite. Una delle principali, su cui si potrebbe agire in tempi rapidi e condivisi, è la pletora dei campionati professionistici intasati da 96 squadre mal distribuite tra le diverse categorie. Un numero che potrebbe salire a 102 a partire dal prossimo campionato, se dovesse concretizzarsi il ripristino del format di Lega Pro a 60 squadre. Il modello organizzativo del calcio italiano fa acqua da tutte le parti. La Serie A si tiene in piedi solo grazie alle pay tv e, con l’esclusione della Juventus, non ha ormai club di risonanza internazionale. La Serie B, nonostante i meritevoli sforzi del presidente Andrea Abodi che ne sta plasmando la mission, non riesce ancora a decollare (nella foto, lo stadio del Brighton preso a modello degli stadi di Serie B). In quanto alla Lega Pro, la vecchia Serie C naviga da lustri in pessime acque e si affida alla governance di Gabriele Gravina per tirarsi fuori dalla palude. Servono dunque soluzioni alternative e riforme compatibili, da attuare in tempi brevi perché il castello di carte potrebbe venire giù prima di quanto non si creda.
– Calcio inglese, un modello agile e replicabile. Quando si parla di rivoluzione copernicana del sistema calcio italiano il format d’oltre Manica resta, a nostro parere, quello meglio praticabile. È agile sotto il profilo organizzativo e assai facilmente replicabile. In Inghilterra le squadre professionistiche sono in complesso 92, suddivise tra la Football Association (che comprende i 20 club della Premier League) e la Football League (alla quale afferiscono 72 club equamente suddivisi tra FL Championship, FL One e FL Two). Alla regola del 24 si conforma anche la Quinta Serie, ovvero la National League, che è semiprofessionistica. Tutto quanto il resto è calcio dilettantistico.
– La piramide del calcio professionistico inglese. In sintesi il modello inglese del calcio professionistico è suddiviso in cinque categorie, con la quinta che funziona da anello di trasmissione con il sistema dilettantistico (che, in Italia, è pletorico quasi più di quello professionistico).
- Barclays Premier League. La Prima Serie comprende 20 squadre e nasce da una sorta di scisma del calcio inglese. Nel 1992 i club della First Division trovarono un accordo per capitalizzare al meglio diritti televisivi e sponsor, dando vita alla Premier League. Le ultime tre della graduatoria retrocedono nel Football League Championship, ovvero la divisione di punta del sistema della Football League.
- Skybet Championship. La Seconda Serie (omologa della nostra serie B), ha assunto questa denominazione nel 2004 e ha sostituito la First Division (che si chiamava Second Division fino al 1992). E’ formata da un girone unico di 24 squadre. Tre sono promosse in Premier League e tre retrocedono nella Footbal League 1.
- Skybet Football League 1. La Terza Serie (la nostra Prima Divisione Unica di Lega Pro), ha assunto questa denominazione nel 2004 e ha sostituito la Second Division (che si chiamava Third Division fino al 1992). E’ formata da un girone unico di 24 squadre. Tre sono promosse in Championship e quattro retrocedono nella Footbal League 2.
- Skybet Football League 2. La Quarta Serie (che non ha un omologo nel nostro sistema e che è della soppressa Seconda Divisione di Lega Pro), ha assunto questa denominazione nel 2004 e ha sostituito la Third Division (che si chiamava Fourth Division fino al 1992). E’ formata da un girone unico di 24 squadre. Quattro sono promosse in Football League One e due sono retrocesse nella National League.
- Vanarama National League. In Inghilterra la Quinta Serie è semiprofessionistica. Segna la linea di demarcazione con il mondo dei dilettanti e comprende 24 squadre. Due vengono promosse in Football League 2 e quattro retrocedono nelle categorie dilettantistiche.
– Alla disperata ricerca di un modello italiano. Non c’è da cercare la luna nel pozzo, quando si parla di riforme. Basterebbe semplicemente sapersi guardare attorno, scegliere il modello migliore e agire con prontezza. Doti che dovrebbero essere nel genoma di un dirigente federale. Figure che come accade da un ventennio in Italia, dove i cambiamenti sembrano impossibili per il patologico attaccamento alle poltrone, sono di fatto introvabili e somigliano sempre più all’Araba Fenice.
Sergio Mutolo – www.calciopress.net