Per la Prima Divisione Unica di Lega Pro, che il presidente Gabriele Gravina sta tentando di riorganizzare dalle fondamenta, arriva il momento decisivo.
La data di scadenza per l’iscrizione al campionato 2016-2017 è ormai giunta al capolinea. Tutti i i nodi stanno per venire al pettine (“Lega Pro 2016-17, quando un rebus tira l’altro“).
Le società aventi diritto che non avranno depositato la domanda entro il 30 giugno, saranno infatti escluse in modo automatico (QUI l’elenco completo dei 54 club ammissibili).
Quante non avranno rispettato le infinite scadenze perentorie previste per il rilascio della Licenza Nazionale potranno integrare le carenze secondo la cronologia prevista dai ricorsi (QUI), ma partiranno con punti di penalizzazione.
Il torneo di terza divisione nazionale avrà da subito connotati di precarietà, come accade ormai da un numero incalcolabile di anni.
I giochi saranno definitivamente chiusi il 18 luglio, quando il Consiglio federale presieduto da Carlo Tavecchio ufficializzerà il format? Le cose non stanno esattamente in questi termini.
La decisione del presidente Gravina di ripristinare il format federale a 60 innescherà la (deprimente?) procedura dei ripescaggi (“Ripescaggi Lega Pro, chi ha i requisiti?“), una spada di Damocle che può mettere in trappola la categoria per l’ennesima volta (“Lega Pro, Gravina e la trappola del format“).
Come abbiamo più volte ricordato, nell’estate del 2015 il format passò da 60 a 54 e il termine ultimo per presentare le domande di ripescaggio slittò addirittura al 27 luglio. Il turbinoso accavallarsi di ricorsi e di controricorsi scatenò una sorta di psicodramma.
Imperdonabile errore. Ci auguriamo che Gravina non si lasci intrappolare anche lui. Basterà che le regole perentorie elaborate per il rilascio delle Licenze Nazionali e per i ripescaggi vengano applicate in modo rigoroso dalla Covisoc e dalle Commissioni federali.
Per proiettarsi in un futuro compatibile e sostenibile, è vitale che il campionato di Lega Pro inizi alla data stabilita come avviene nel resto d’Europa. Al via dovranno esserci solo società con profili economici in grado di reggere l’impatto con un calcio di tipo professionistico.
Se ciò non accadesse, saremo costretti a parlare come avviene ormai da troppi anni di mancata applicazione delle regole scritte. Oppure di dilettanti allo sbaraglio, che è esattamente la stessa cosa.
Sergio Mutolo – www.calciopress.net