Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, continua a ribadire che il calcio professionistico italiano è pletorico e che occorre sforbiciarlo alla grande se si vuole tenere in piedi un sistema che ormai fa acqua da tutte le parti (QUI).
Si tratta adesso di capire se alle parole seguiranno i fatti, cosa che raramente accade alle nostre latitudini.
La prima a pagare pegno non potrà che essere la Prima Divisione Unica di Lega Pro guidata da Gabriele Gravina, che si è presenta ai nastri di partenza della stagione 2016-2017 con una flotta formata da ben 60 unità.
Il fatto è che una discreta percentuale di queste imbarcazioni, già all’atto dell’iscrizione, non era forse in grado di navigare in mare aperto.
La terza serie nazionale è l’anello debole di un sistema calcio professionistico italiano alla frutta, che non sembra in grado di contenere più di 70/80 club e non potrà che subire una drastica cura dimagrante.
Calciopress da tempo non sospetto punta, per la terza serie nazionale, su un format a 40 (20+20). Meglio ancora se suddiviso in Prima Divisione e Seconda Divisione (la vecchia C1 e la vecchia C2), per creare il necessario cuscinetto con l’altrettanto pletorico pianeta dilettanti.
Una soluzione equa. Che renderebbe la categoria più gestibile e assai più conforme ai criteri di lealtà sportiva posti alla base di qualunque attività agonistica.
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