Gli avvisi ai naviganti sono ricorrenti. Una Serie C così strutturata non ce la fa più a stare in piedi. Troppi club sono schiacciati da debiti strabordanti.
Le partite non si giocano più in campo ma nei tribunali, federali e non. I tifosi non capiscono più nulla. Sono disorientati e disillusi.
I bilanci in profondo rosso favoriscono continui passaggi di mano delle società e comportano l’infiltrazione di millantatori di ogni risma, il più spesso i soliti noti.
La terza serie nazionale è investita da una bufera finanziaria che rischia di spazzare via tutto, se quanti occupano le stanze dei bottoni non si decideranno a correre ai ripari.
La situazione è aggravata dall’obsolescenza di stadi decrepiti, dalla mancanza cronica di risorse e da uno stato di precarietà generale che sfocia in un declino tecnico inevitabile.
Dov’è finita la Serie C di una volta, vero serbatoio delle categorie superiori e in certi casi anche della Nazionale?
Di fronte a questo innegabile sfascio, anziché leggere di proposte condivise che rendano la categoria equa e sostenibile, dilaga un provincialismo mentale diffuso a (quasi) tutti i livelli che induce a non guardare oltre gli angusti confini del proprio orticello.
Un atteggiamento mentale che provocherà, prima di quanto si creda, danni irreparabili.
Sergio Mutolo – www.calciopress.net