Ancora una settimana senza calcio, per i bistrattati tifosi gialloblù. La Viterbese resta ferma ai box per la quinta volta consecutiva, in attesa di decisioni che pioveranno dall’alto.
Il dopo è fatto di scenari ancora imperscrutabili. Il presente è pregno di un senso di vuoto che lo rende triste e insopportabile, perché il calcio è un gioco e ha bisogno del campo per suscitare entusasmo.
Il fatto è che nel calcio moderno non c’è più spazio per le emozioni. L’anima di questo sport che resta ancora bellissimo sono i tifosi, ormai confinati alla periferia del sistema.
Il campionato di serie C si è trasformato in un devastante pateracchio. Un caravanserraglio che ha molti e ben individuati colpevoli, dentro al quale c’è il peggio che ci si possa immaginare.
Dalle parti di Viterbo sussiste il rischio concreto che evapori ogni residua traccia di entusiasmo. È possibile che alla fine tutto si risolva per il meglio e che la passione rinfocoli ardori che sembrano pericolosamente spenti.
E però i postumi di una grave malattia sono sempre complicati da smaltire. Nel calcio solo il tempo e i risultati, se il fato favorirà il club gialloblù, potranno aiutare a superare questo inenarrabile stallo. Che la “buena suerte” sia con loro.
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“Una volta alla settimana il tifoso fugge dalla sua casa e va allo stadio. Quando la partita si conclude il sole se ne va e se ne va anche il tifoso. Scende l’ombra sullo stadio che si svuota. Il tifoso si allontana, si sparpaglia, si perde, e la domenica è malinconica come un mercoledì delle ceneri dopo la morte del carnevale”(Splendori e miserie del gioco del calcio, Eduardo Galeano)
Sergio Mutolo – www.calciopress.net