Molti anni fa (era il 2009) mi capitò di assistere a uno spettacolo teatrale di Marco Paolini, “Miserabili. Io e Margaret Thatcher”. Un racconto in forma di ballata. L’attore, accompagnato in scena dal trio Mercanti di Liquore, narrava la metamorfosi dell’Inghilterra al tempo della Lady di Ferro.
L’ex premier inglese – che, per quanti non lo ricordano, fu l’artefice negli anni ’80 della riforma del mercato del lavoro inglese al tempo della rivoluzione postindustriale – diventa il simbolo vivente del mutamento della società. Per gli inglesi, furono anni di lacrime e sangue.
Nello spettacolo Paolini si rivolge alla realtà italiana dell’epoca, attraversata da una crisi economica destruente. Che si trasformerà in uno status quo.
“Ti piace far la stronza e farmi disperare, ma so che un giorno o l’altro ti rivedrò a ballare”. Così Paolini, nella ballata finale dello spettacolo. Parla non a una donna, ma all’Italia che ama visceralmente. Nella cui rinascita spera. E, fortemente, crede.
Il sistema Italia ha capacità e risorse umane che lo hanno fatto passare indenne attraverso mille bufere. Lo dimostra la storia del nostro Paese che, ogni volta, è riuscito a rinascere dalle sue ceneri.
Avverrà anche stavolta, in una fase di crisi sanitaria globale in cui ogni Stato e ogni singola comunità/persona sono chiamati a fare la sua parte. Il popolo italiano non si lascerà travolgere e massacrare dal maledetto coronavirus, che ha stravolto le nostre vite, senza reagire come sa fare.
Con l’Italia anche il calcio, uno sport bellissimo che è metafora della vita, saprà rinascere dalle sue ceneri. E tornerà a ballare. Perché così è ciclicamente avvenuto nella sua lunga storia, che si sovrappone a quella del Bel Paese. E perché nella vita, quando si parla di cose che si amano nel profondo, la speranza deve essere sempre l’ultima a morire.
Sergio Mutolo