La cura dei vivai avrà un ruolo cruciale per lo sviluppo e la consolidazione del calcio professionistico italiano in generale e per quello femminile in particolare. Lo sviluppo dei settori giovanili è un terreno aspro e difficile da percorrere. Il calcio italiano negli ultimi anni ha tentato, grazie alla creazione dei centri federali territoriali, di recuperare il troppo tempo perduto.
Gravissime sono state le ripercussioni di un atteggiamento così neghittoso sul reclutamento di giocatori per la Nazionale maschile. Gli effetti si sono toccati con mano. La stessa cosa potrebbe accadere anche alla Nazionale femminile guidata da Milena Bertolini, salvo mettere a punto programmi e obiettivi con carattere di sistema.
Per il sistema calcio femminile il recupero e la stabilizzazione dei vivai non è che una parte di quel radicamento nel territorio che rappresenta la quintessenza del calcio quando l’attività è incentrata a livello provinciale, come nel caso di club che non siano meri cloni di una società maschile.
Tornando ai vivai, ci sembra intuitivo il fatto che ogni club femminile che voglia intraprendere con criteri di sostenibilità il percorso verso il professionismo, debba essere pienamente consapevole del fatto che le Scuole Calcio – oltre a rappresentare il serbatoio cui dovrebbe attingere ogni società lungimirante – costituiscono la terza agenzia formativa in Italia (nella foto, la squadra Primavera della Florentia San Gimignano).
I club della serie A femminile dovrebbero (devono) sapersi assumersi con responsabilità questo ruolo, dialogando ai massimi livelli con le istituzioni scolastiche e con le famiglie.
Il futuro sarebbe molto più roseo anche per i tifosi, ormai trasformati in canne al vento da un calcio moderno che li ha messi ai margini di un sistema del quale sarebbero (sono) l’architrave.