Serie A Femminile, tutto il bello della domenica: è un’idea davvero utopica?

     Il calcio era entrato in crisi molto prima della pandemia. Veniva fatto correre a rotta di collo lasciando pochissimo spazio alle emozioni, che di questo sport rappresentano l’essenza. Il “rito” della partita vissuta allo stadio dal vivo? Di fatto rimpiazzato dalle onnipresenti pay per view.

     L’anima del calcio? Evaporata. Il piacere della partita? Ridotto a una spasmodica lotta contro il tempo per compiacere i palinsesti televisivi. Le riflessioni? Affidate a stuoli di opinionisti più o meno urlanti che cercano di guadagnarsi il gettone di presenza all’interno di trasmissioni sempre meno incisive.

     Se il calcio è uno sport con l’anima, e certamente lo è, non si può certo ripartire da qui, per farlo riemergere dagli abissi in cui è stato cacciato. Occorre un progetto di vera rinascita, a partire da un processo catartico che recuperi la necessaria lentezza dei tempi agonistici.

     Tornare a giocare la domenica. Ecco cosa si dovrebbe fare nelle serie professionistiche maschili. Avere a disposizione una settimana di tempo per elaborare gli eventi trascorsi. Prepararsi, con animo (più o meno) lieve, alle partite del turno successivo. Fare pulizia nell’orrendo caravanserraglio mediatico costruito attorno al pervasivo caos del sistema che è stato messo in piedi.

    La serie A femminile, categoria ancora misconosciuta a livello massmediatico, è afflitta da molti problemi. Il fil rouge è la carenza di risorse commisurate ai bisogni. È in balia del buon cuore del mecenate di turno, a meno di rappresentare il clone di un club maschile.

     Accade però che la serie A femminile, unica categoria (di fatto) professionistica italiana, possieda l’intrinseco punto di forza di giocarsi nel fine settimana. Un torneo che dovrebbe diventare paradigmatico del  “bello della domenica”, il calcio vero che tutti i tifosi veri rimpiangono. Un’arma da sfruttare nel cammino di un professionismo che deve per forza crescere inventandosi modelli nuovi che ricalchino il meglio di quelli vecchi (nella foto, lo stadio Santa Lucia di San Gimignano colmo di pubblico quando la Florentia giocava in serie A femminile).

     La storia insegna che tutte le grandi trasformazioni sono scaturite da momenti di crisi come quello che stiamo attraversando. Il sistema calcio femminile, ultimo arrivato, ha il vantaggio di partire da una collaudata idea di futuro. Vedremo se saprà sfruttarla come conviene.

“Una volta alla settimana il tifoso fugge dalla sua casa e va allo stadio.
Quando la partita si conclude il sole se ne va e se ne va anche il tifoso.
Scende l’ombra sullo stadio che si svuota. Il tifoso si allontana, si sparpaglia, si perde.
E la domenica è malinconica come un mercoledì delle ceneri dopo la morte del carnevale”

( “Splendori e miserie del gioco del calcio”, Eduardo Galeano)

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