La Divisione Professionistica della Serie A, la Superlega e il modello Napoli Femminile: un altro calcio esiste

Non siamo nati ieri. Sappiamo bene che il gioco del calcio non è solo un gioco, ma è anche e soprattutto un’azienda. E però si tratta di un’azienda del tutto particolare. Il suo traino sono i tifosi, la loro passione, il loro attaccamento alle maglie. Come tale, dunque, andrebbe programmata e gestita un’azienda di questo tipo.

In questo senso le dichiarazione a Kiss Kiss Radio Tv della ct della Nazionale Femminile, Milena Bertolini, nel settembre 2021 ➡️ LEGGI QUI lasciarono di stucco molti addetti ai lavori. E non solo.

Bene fece a replicare l’allora presidente del Napoli, Raffaelle Carlino, incautamente messo nel mezzo e per di più a casa sua. Il suo intervento molto articolato ➡️ LEGGI QUI avrebbe dovuto aprire un ampio dibattito sul futuro della Serie A Femminile, che si preparava a entrare nel professionismo in una fase molto critica del sistema calcio italiano. Tutto invece si limitò a una sterile schermaglia di scuse e controscuse formali, senza alcuno sbocco sul piano operativo e progettuale.

✳️ Resta il fatto – anche a distanza di ormai quasi due anni – che nulla è cambiato e che certi punti di vista iperaziendalisti sono a nostro parere controproducenti, assimilabili a boomerang. Potrebbero allontanare in modo definitivo dal pianeta calcio femminile figure che ne hanno fatto la storia, che hanno dato il loro prezioso contributo al difficile passaggio del guado attraversato dalla massima serie nazionale femminile.

✳️ È già successo, purtroppo, con la Florentia San Gimignano. Il club neroverde del giovane e appassionato presidente Tommaso Becagli fu costretto, alla fine di quella stessa stagione, a gettare la spugna dopo aver scritto una delle più belle storie del calcio italiano.

👉🏿 Qui e ora vorremmo focalizzarci su una sola delle molteplici riflessioni proposte allora da Raffaele Carlino e che resta di enorme attualità: “Sono il presidente di tanti presidenti, avendo dato vita a un club sostenuto da un azionariato diffuso che annovera tra le sue fila ben 20 presidenti di aziende che rappresentano delle vere e proprie eccellenze sul territorio partenopeo. Tutti innamorati del calcio femminile e di Napoli. Tutti uniti per provare a portare il club ai vertici della Serie A, lì dove Napoli merita di stare. Per passione e senza alcuno scopo di lucro, perché portiamo avanti i valori di una volta, quelli che  il Napoli Femminile esalta dal lontano 2004.

✳️ Doveroso un (gigantesco) elogio al modello Napoli, che resiste anche adesso in una serie B che il club partenopeo sta giocando a livelli altissimi. Come si può mettere in discussione questa visione di calcio che ha un’anima? Come si possono definire, aprioristicamente, certi presidenti della A maschile ‘mentalmente aperti’? Come è possibile appiattirsi su un modello che sta andando oggettivamente in malora? Infine, davvero si vuole (ancora e pervicacemente) minimizzare la meritoria attività svolta da quanti operano in modo ammirevole sul territorio (che del calcio è la linfa)?

👉🏿 Ma veramente è questa la strada giusta da percorrere? Qualcuno, nella stanza dei bottoni, potrebbe cortesemente spiegare perchè le cose dovrebbero e dovranno per forza andare in questa unica direzione? In questa prospettiva la creazione di una (autoreferenziale e discriminatoria?) Divisione Professionistica della Serie A femminile può essere accettata, senza colpo ferire, aliena da un progetto che includa tutto il movimento?

Queste sono le domande.

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