Serie A femminile, ‘tempus fugit’: quale progetto per il professionismo?

     La Serie A Femminile, con il passaggio al professionismo, entra in un sistema calcio ormai economicamente allo stremo. La scelta di affrontare il futuro come puri cloni del corrispettivo maschile, potrebbe non essere pagante per i club in rosa in termini di sostenibilità e di compatibilità nel tempo.

     Le recenti vicende del mondo pallonaro e il reiterarsi di fallimenti (ultimo in ordine di tempo quello del glorioso Catania estromesso dal girone C della Serie C), certificano lo sfascio di un sistema non più in grado di autofinanziarsi.

     A maggior ragione in una fase storica in cui ci sono ben altre emergenze da affrontare e superare, siamo di fronte alla fine della stagione d’oro nella quale i soldi scorrevano a fiumi.

     Il modello di calcio al quale ha deciso di uniformarsi la Serie A Femminile è  dunque quello dei “muri di gomma” e delle “facce di bronzo”? Riottosi verso scelte catartiche e davvero innovative? 👉🏾 Serie A Femminile: il professionismo e il calcio italiano dei ‘muri di gomma’?

     Per non finire travolto come Sansone dal crollo del tempio filisteo è fondamentale per la A femminile scegliere un modello di riferimento, fra quelli già esistenti in Europa, al quale uniformare il professionismo che verrà.

     Di tutto questo non c’è traccia, allo stato. Eppure il tempo incalza, pericolosamente. O no?

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