Calcio femminile e professionismo: la scelta di Rebecca Corsi

     Ci sono voluti 50 anni alla serie A femminile per ottenere lo status professionistico. Una storia già raccontata. Una storia davvero bellissima.

     Si sa che servono tempo e perseveranza per centrare obiettivi importanti. La testardaggine è un requisito del quale sono ben provviste le ragazze del calcio femminile. Sfangano da una vita su e giù per i (peggiori) campi italiani. Soffrendo, ma confidando in un futuro migliore del presente.

     Di professionismo nella serie A femminile, in realtà, si discute dal lontano 2018. Ci sarebbe stato tutto il tempo per fare le cosine per bene. Eccome. E invece, più il traguardo si avvicinava e più flebili era i segnali di una progettualità tradotta in scelte sostenibili e condivisibili.

     Se ne accorge Rebecca Corsi, presidentessa dell’Empoli Ladies e grande innamorata del calcio femminile. Un anno fa avverte i primi scricchiolii e prova a dire la sua. Va dritta al punto. Si chiede se il professionismo femminile, in Italia, sia davvero sostenibile in questa fase storica. Cerca di suscitare un dibattito.

     Nessuno raccoglie l’allarme. Non in Figc. E neppure, il che è più preoccupante, nella Divisione Calcio Femminile. Che pure ha un Consiglio Direttivo variegato e competente.

     Insomma, non succede niente di niente. Passa il tempo, ma nessuno raccoglie. Tanto meno i media impegnati nel cronachismo quotidiano e, a quanto pare, alieni dal prendere di petto le numerose criticità. Almeno è quanto la vicenda sembra, oggettivamente, adombrare.

     Il presidente della Figc decide di dare l’accelerata finale, costi quel che costi. A partire dal primo luglio il professionismo delle serie A Femminile è ufficiale. Non solo. Si parte, con il beneplacito della Divisione Calcio Femminile, da una Superlega elitaria formata da dieci club. E la serie B? E tutto il resto del movimento? Non pervenuti.

     A questo punto Rebecca Corsi si mette a tavolino e fa due conti. Ci ragiona su. Anche se ha alle spalle la serie A maschile, non si fida. Fa un passo indietro di quelli grossi e amari per una come lei. Decide di cedere il titolo sportivo dell’Empoli Ladies al Parma, società che milita addirittura nella Serie B maschile.

     La notizia non ha ancora il crisma dell’ufficialità, ma non è mai stata smentita e la trattativa viene data universalmente come già chiusa.

     Per inciso anche Alessandra Signorile, altra mitica figura del calcio femminile, la segue. Il titolo della Pink Bari, club storico che gioca in serie B, finisce alla Ternana.

     La storia di Rebecca Corsi finisce qui. La morale la possono trarre i lettori e gli addetti ai lavori meno attenti alle dinamiche che stavano lievitando.

     Siamo davvero sicuri che sia stata imboccata la strada giusta avviando una riforma così parziale, incompleta e per niente attenta alle criticità della piramide del calcio femminile? La presidentessa dell’Empoli Ladies ha già dato la sua risposta.

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