La Serie A Femminile – con il passaggio al professionismo – deve stabilire la sua mission, che passa attraverso un nuovo corso ancora tutto da costruire. L’attuazione di questi passaggi è resa ardua dalla stringatezza dei tempi e da una sostenibilità economica ancora da programmare sotto l’aspetto normativo.
Non va trascurato un ulteriore elemento di criticità. La Divisione Calcio Femminile di Ludovica Mantovani, che non è autonoma ma gestita dalla Figc di Gabriele Gravina, ha urgenza di (ri)costruirsi sotto l’aspetto dell’immagine e della visibilità. Il mondo del calcio femminile ha l’esigenza cruciale, soprattutto ai livelli della massima categoria nazionale, di poter contare su una comunicazione efficiente a livello mediatico.
Senza il sostegno di un rapporto comunicativo serrato, potrebbe essere vanificato l’obiettivo del sistema calcio femminile di entrare nell’immaginario collettivo. Vale a dire il target di ogni attività sportiva che sia anche uno spettacolo.
Il prodotto calcio ha come utenti finali i tifosi, che vanno rimessi al centro del sistema se si vuole tornare a riempire gli stadi. Ciò non potrà avvenire senza il supporto di una struttura comunicativa capillare e professionale che li informi, li stimoli e li coinvolga. A maggior ragione questo vale per il sistema calcio femminile, che dovrebbe trovare il suo punto di forza nel radicamento sul territorio
👉🏼 Per aiutare il decollo si dovrebbe dunque uscire da uno stato di opacità mediatica che non ha senso nel terzo millennio. Per riuscirci occorre mettere in campo, anche a livello di governance, tutti gli strumenti comunicativi dei quali la nostra società fortunatamente dispone.