La Nazionale, la Serie A e il professionismo: le criticità del calcio femminile

palla in rete

Un’estate torrida come non mai. Un caldo infinito, iniziato già a maggio. Roba che, alla lunga, dà alla testa. Non a caso molte vicende italiane, a tutti i livelli di cronaca, sono apparse incomprensibili e irragionevoli alla luce di una logica sensata.

Poiché ci occupiamo di calcio femminile, e siamo ostinati sostenitori del movimento, un’analisi della situazione ci sembra doverosa. L’ottimismo resta la stella polare. Deve continuare a esserlo per non perdere la fiducia nel futuro, che è il traino degli umani.

Resta il fatto che di criticità da segnalare ce ne sono. Tante le domande alle quali gli organi preposti hanno dato finora risposte poco coerenti considerata la storica fase epocale in cui il movimento è ormai entrato a gamba tesa.

L’eliminazione della Nazionale, già alla fase a gironi dell’Europeo, non ha dato una mano. Le aspettative erano ben altre, a dirla tutta. E si sa che, quando le aspettative vengono meno, qualsiasi ‘movimento’ finisce per risentirne. Basti pensare ai crolli delle Borse, dettati spesso da motivazioni psicologiche degli investitori che possono non avere riscontri oggettivi.

A questa serie A ridotta ai minimi termini, con partite spalmate su più giorni (e sono appena cinque!), è venuto meno il traino di una Nazionale in grado di alimentare emozioni. Inutile nascondersi dietro a un dito. L’interesse mediatico attorno alla prima di campionato dell’era professionistica è stato molto meno che tiepido.

Ma se in serie A l’obiettivo è “io speriamo che me la cavo”, perché c’è comunque alle spalle il sostegno economico del ‘clone’ maschile, nel centro del mirino stanno finendo (sono già finite?) tutte le altre categorie del movimento.

Che ne sarà della serie B? Il Cortefranca ha mandato un segnale di fumo molto indicativo: i costi saranno altissimi per un campionato dilettantistico. Non in tutti i casi sostenibili. Che ne sarà poi della C e di tutta la base della piramide? Quale impulso sarà dato ai settori giovanili? Quali iniziative sono state o saranno messe in ponte per attrarre pubblico alle partite? Perché, teniamolo bene a mente, senza tifosi il calcio semplicemente non esiste.

‘Cassandrate’ dell’ultima ora? Non è così che stanno le cose. Si parla di problemi che andavano affrontati, e risolti, già molto tempo addietro. Invece, a campionato iniziato, sembra che si navighi ancora a vista. Iniziative e proposte latitano.

Se si voleva fare da subito una selezione di chi resterà in piedi e chi no, che è comunque un progetto, siamo decisamente sulla strada buona. Come andranno le cose? Lo scopriremo solo vivendo. La speranza è di alzare i calici, a fine stagione, per brindare alla (tanto attesa) crescita di un movimento che però sembra ancora in discreto stallo.

 

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