La grande crescita della Nazionale di Andrea Soncin è la prova provata della crescita del calcio femminile: ma si può (deve) fare di più per le bambine che si avvicinano ai vivai

Esiste solo il calcio. Uno sport bellissimo, a prescindere dal genere. Quello femminile è calcio, esattamente come il suo omologo maschile. La realizzazione dei sogni delle tante bambine che iniziano a correre dietro a un pallone, ancora oggi in mezzo a mille difficoltà, vanno sostenuti e aiutati. In ogni modo possibile.

Nella fase pionieristica del calcio femminile, questo sport bellissimo era sostanzialmente una riserva dei maschi. Ma le ragazze sono, per natura, volitive e determinate. Hanno accettato una sfida che, soprattutto alle nostre (ancora un po’ retrive?) latitudini, sembrava quasi impossibile da vincere. È la realizzazione di quello che, per molto (troppo) tempo, è sembrato solo un sogno utopico.

L’approdo al professionismo della Serie A Femminile di Federica Cappelletti e la crescita delle Nazionali coordinate dal ct Andrea Soncin, sono la prova provata che i sogni dovrebbero (devono) essere per gli umani la stella polare da seguire.

Un obiettivo che sarà anche lo stimolo per ampliare il bacino di utenza dal quale pescheranno la nazionale di Andrea Soncin e tutte le Rappresentative Azzurre Giovanili (dalla Under 23 fino alla Under 15).

Il movimento prova a raccogliere, hic et nunc, i frutti dei sacrifici di tante giocatrici che hanno sfangato per anni sui campi di tutta Italia. Nei loro confronti le bambine che iniziano oggi a correre dietro a un pallone, hanno un debito di profonda gratitudine

Ancora oggi, le ragazze del calcio femminile restano speciali. Continuano a essere mosse da una passione genuina e incontaminata. Soprattutto nelle categorie minori e nei settori giovanili. Un entusiasmo contagioso. Un patrimonio che non deve andare disperso ma, al contrario sostenuto e aiutato in tutti i modi possibili.

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