C’è stato un tempo in cui il calcio ‘girava intorno’, come la musica. I tifosi erano il centro del mondo. Poi sono arrivate le pay tv e hanno cambiato le regole del gioco

Il calcio è ormai diventato un ‘prodotto’ usa e getta. È stato (s)venduto alle pay tv e trasformato in una specie di caravanserraglio.

Disgustati dalla piega perversa che ha preso e continua a prendere il calcio maschile, trasformato in una specie di blob da un business mai così avariato, in molti hanno appeso il cappellino al chiodo. Me compreso.

Riannodare i fili della memoria ci riporta indietro nel tempo, quando il calcio ‘girava intorno’ ai tifosi. Era come la musica che si diffondeva dai vinili, non a caso tornati di gran moda.

Giorgio Moroder, compositore altoatesino vincitore di un premio Oscar per la migliore canzone originale (“Take my breath away” scritta per il film ‘Top Gun’, 1986), ha detto:

Niente è paragonabile a tenere in mano un disco in vinile, farlo scivolare fuori dalla custodia, soffiare via la polvere, posizionarlo sotto la puntina. Niente equivale a quel frammento di secondo prima che inizi la musica”.

Le note di un vinile le senti girare intorno prima ancora che comincino a irradiarsi nell’aria. Quando troviamo il coraggio di schiodarci dal divano per goderci una partita dal vivo, in uno stadio vero e non su uno schermo piatto, niente equivale ancora oggi a “ quel frammento di secondo prima”.

“Quel frammento di secondo prima” al quale si riferisce Moroder è l’attimo che precede il momento in cui la nostra squadra del cuore esce dal tunnel degli spogliatoi, si schiera al centro del campo e mostra con spavalderia le maglie che ci portiamo nella mente e nel cuore per un’intera vita.

E, subito dopo, undici giocatori cominceranno a dare calci a un pallone su quel prato verde che sa ancora come emozionarci.

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