L’addio di Arianna Caruso, avvenuto in modo imprevisto e imprevedibile a campionato ancora in corso, sembra aver mandato la Juventus di Canzi in crisi di gioco e di risultati.
Nelle due partite giocate senza la centrocampista della Nazionale in campo le bianconere hanno prima perso in casa con la Lazio rischiando l’eliminazione dalla Coppa Italia, poi hanno pareggiato (a ruota e ancora in casa) con il Napoli. La cenerentola della Serie A femminile non ha rubato niente, si è portata a casa un punto meritato e la Juventus non ha nulla da recriminare. Almeno da quanto si è visto in campo.
Il fatto è che deve essere stato traumatico per l’ambiente della squadra perdere una giocatrice come Caruso, fulcro del club in campo e nello spogliatoio. I numeri parlano chiaro. Senza la sua capitana, giocatrice di insuperabile grinta oltre che vera trascinatrice del gruppo, la Juventus è sembrata una squadra abbastanza depressa e demotivata.
La controprova è già pronta sul piatto, quasi come una cartina al tornasole. Nel prossimo turno la squadra di Canzi se la vedrà, stavolta in trasferta, con il Milan di Suzanne Bakker. Una gara che servirà a chiarire se la crisi innescata dalla traumatica partenza di Caruso sia da ritenersi transitoria o meno.
Un fatto è certo. Gli equilibri, nel calcio, sono sempre molto delicati. Come mai un club di grandi possibilità economiche come la Juventus si è lasciata soffiare a campionato in corso una giocatrice di questo livello tecnico-agonistico, da sette stagioni centro di gravità permanente della squadra, senza provare in tutti i modi a trattenerla? Questa è la domanda.