La Serie A di calcio femminile si appresta a giocare la 17a giornata di campionato dopo l’ennesima interruzione, legata stavolta alle semifinali di andata della Coppa Italia Femminile. Questo andamento a singhiozzo è deleterio. Ha un sapore di precarietà, che nuoce alla crescita del movimento.
Tenere vivo l’interesse su un torneo che – dal prossimo anno – sancirà lo status professionistico della massima categoria nazionale, sarebbe (è) l’obiettivo prioritario della Divisione Calcio Femminile guidata da Ludovica Mantovani.
Così non è. Privilegiare la Coppa Italia Femminile a danno del campionato ci sembra (è) un ‘non senso’. A meno di attribuire alla vincente un bonus speciale. Per esempio, spareggiare con la seconda arrivata in classifica per conquistare l’accesso alla Champions.
Il campionato di Serie A Femminile dovrebbe essere (è) la stella polare dell’intero sistema. Rappresenta il traino verso un calcio di genere che tarda a farsi largo nell’immaginario collettivo. I piccoli numeri relativi alle presenze di tifosi negli stadi, peraltro quasi sempre non ufficializzati, ne sono la prova provata.
Giocare in modo così saltuario, a corrente alternata, non è certo l’optimum per stabilizzare verso l’alto il sistema rosa in chiave professionistica. Errare è umano, ma perseverare è diabolico.
Cerchiamo di metterci una pezza. Si provi a giocare con maggiore frequenza e regolarità, per dare la giusta tensione emotiva al campionato. Presto, che è tardi.