Serie A Femminile verso il professionismo, una sfida complicata?

Si avvicina (pericolosamente?) l’era professionistica della serie A Femminile. Quando ci si trova nell’imminenza di passaggi così ardui, servono progetti coerenti. Occorre mettere in campo le idee giuste. In questo senso continuano a moltiplicarsi i contributi degli addetti ai lavori.

Molti sono intervenuti per dare opinioni, sollecitati dai pochi siti specializzati nella narrazione del calcio femminile. Come entrare in questa nuova e fascinosa era con il piede giusto? Questa è la domanda chiave. Di sicuro sarà un percorso accidentato, non facile da intraprendere.

Tra gli approcci più significativi segnaliamo quello dell’avvocato Marco Zwingauer, giovane amministratore delegato della Florentia San Gimignano. È, storicamente, un profondo conoscitore delle dinamiche che sottendono al sistema calcio. In un’intervista rilasciata a Tuttocalciofemminile, ha esposto il suo personale punto di vista.

Il punto di partenza del suo ragionamento, del tutto condivisibile, è che prima di fare proposte occorre innanzitutto individuare (e se possibile risolvere) le criticità che stanno a monte e rischiano di inficiare i passaggi da compiere.

  1. Il modo migliore per non riconoscere i diritti che la Riforma dello Sport intende affermare è tentare di applicarli in un sistema che non è in grado di farlo. Questo è innegabile e lo ha rilevato di recente anche il presidente Gabriele Gravina.
  2. Il percorso verso il professionismo è fisiologico e naturale, ma manca una progettualità che possa sostenerne le ragioni. Il timore è che si stia correndo verso una meta senza sapere poi dove andare.
  3. Manca un sostegno economico strutturale al sistema calcio-femminile. Le risorse che attualmente provengono dai diritti televisivi e commerciali sono insufficienti a coprire anche soltanto il 5% del costo medio per gestire una stagione di Serie A.
  4. Andrebbero messe a confronto, in modo serio, tutte le componenti del sistema calcio femminile cercando di analizzare anche i punti deboli di questo percorso.
  5.  Senza introdurre il calcio femminile nella ripartizione dei ricavi derivanti dalla vendita collettiva dei diritti audiovisivi degli eventi calcistici, sarà difficile rinvenire gli strumenti di sistema necessari per sostenere il passaggio ad un professionismo stabile.

La visione di Zwingauer presenta però anche molti lati prospetticamente positivi.

  • Presto si apriranno nuovi orizzonti. Investire sul calcio femminile, per aziende con determinati obiettivi, potrà risultare molto vantaggioso e in moltissimi casi lo è già.
  • In quanto alla questione delle due Leghe separate, la costituzione di una Lega di A e di una Lega di B non appare al momento essenziale, perché gli interessi dei Club e quelli della Divisione convergono.

La conclusione dell’AD di Florentia San Gimignano è coerente con le premesse. Bisogna partire dal presupposto incontrovertibile che la Divisione Femminile ha due anime: una radicata nel professionismo maschile e l’altra di matrice dilettantistica (che di fatto, piaccia oppure no, rappresenta la storia vivente di questo movimento).

La Florentia San Gimignano guidata dal presidente Tommaso Becagli, secondo Zwingauer, ritiene che la coesistenza di questi due mondi, se narrata e promossa in modo corretto, possa rappresentare il valore aggiunto del Campionato di Serie A Femminile.

Un torneo che, forse, è già pronto per aumentare anche il numero dei club partecipanti.

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