Calcio femminile, criteri infrastrutturali e Licenze Nazionali: in quali stadi giocheranno i 10 club di Serie A?

Il tempo passa, ma le questioni legate alla crescita del cacio femminile restano (mestamente?) irrisolte oppure affrontate sul filo di lana.

Le 10 società ammesse al Campionato di Serie A femminile per la stagione sportiva 2023-2024 devono ottenere la Licenza Nazionale per essere regolarmente iscritte entro il termine perentorio del 20 giugno.

A tal fine dovranno essere rapidamente completati – entro il termine del 15 giugnogli adempimenti relativi ai criteri infrastrutturali per mettere a norma gli stadi >> LEGGI QUI.

In tempi non sospetti, Calciopress aveva sollevato il problema. In Italia gli stadi reali (quelli dove si gioca) sono sempre più obsoleti e inadeguati, ormai di fatto soppiantati dagli stadi virtuali.

Ora che la Serie A è diventata professionistica dovrebbero scattare le normative (e le connesse inadempienze) alle quali non ci si dovrebbe sottrarre con le solite ridicole e patetiche deroghe, per adeguarsi al sistema delle Licenze Nazionali. Oppure vogliamo andare avanti come le tre scimmiette, facendo finta che tutto va bene?

➡️ Sergio Mutolo

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Serie A Femminile: in quali stadi giocherà la Superlega?
Calciopress  (31 maggio 2022)

Gli stadi italiani sono tra i più obsoleti (e meno frequentati) d’Europa. La recente partita disputata dalla Nazionale di Mancini al vetusto ‘Barbera’ di Palermo ha scoperchiato il vaso di Pandora. Molte le riflessioni, pessimistiche, sul futuro prossimo venturo dell’impiantistica sportiva.

C’è la necessità impellente di costruire nuovi stadi multifunzionali di terza generazione, sulla scia dei pochi e virtuosi club italiani che si sono già adeguati. Strutture sportive all’interno delle quali la gente possa vivere tutta la settimana, sul modello inglese. Uno stadio che vive solo nel momento della partita, non permette infatti di recuperare i costi necessari alla costruzione né di avviare proficue politiche di marketing.

Gli impianti polifunzionali creano numerosi vantaggi per le società, il primo dei quali è quello di colmare il gap della sicurezza. Senza contare che stadi obsoleti sono anche causa di mancati ricavi accessori per le società, che restano facile preda delle pay per view.

Tuttavia, in un momento di crisi come quello che il mondo sta attraversando per le note ragioni, pochi sodalizi in Italia sono in grado di autofinanziare la costruzione di uno stadio di club.

Oggi le società dipendono quasi totalmente dallo stadio virtuale (quello della pay per view), che genera reddito ma allontana gli spettatori-tifosi e inaridisce uno spettacolo che vive anche del calore del pubblico. Il calcio è uno sport che va gustato dal vivo.

La soluzione resta dunque una e una sola, vale a dire offrire al pubblico che frequenta gli stadi e assiste alle partite dal vivo una comodità maggiore rispetto a quanto non faccia la stessa tv.

👉🏾 In questo scenario un po’ tristanzuolo, si inserisce il passaggio al professionismo della Serie A Femminile. Finora i club rosa, salvo qualche rarissima eccezione, hanno giocato in impianti inadeguati. Sostanzialmente Centri Sportivi adattati alla bisogna e spesso orribili da vedere nelle dirette trasmesse in streaming da TimVision.

E allora, dove giocheranno le loro partite i 10 club della Super Lega Femminile di Serie A, di fatto cloni del corrispettivo maschile? Continueranno a essere confinati in strutture più o meno disfunzionali (la foto ha un puro valore esemplificativo e non specifico)? Questa è la domanda.

➡️ Sergio Mutolo

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