Il tempo è galantuomo.
Alzi la mano chi la credeva una missione possibile. Alzi la mano chi non aveva accolto con scetticismo, ovviamente noi di Calciopress compresi, la nomina di Andrea Soncin a ct di una Nazionale Femminile ridotta a una barca con le vele rotte.
Tutto il bello e la magia del calcio stanno in questa (miracolosa?) permanenza in Lega A grazie alla Nations League, torneo in cui l’Italia era stata inserita in un girone infernale dal quale tutti pensavano che le Azzurre sarebbero uscite con le ossa rotte.
Il 3-0 rifilato alla malcapitata Svizzera (reti di Giugliano, Salvai e della solita Caruso), in contemporanea con la vittoria della Spagna sulla Svezia, regala al calcio femminile italiano un risultato che può (deve) rappresentare un punto di partenza per quella crescita del movimento che tarda ancora ad arrivare.
In un tempo ristretto Soncin e il suo staff sono stati in grado di definire le scelte, procedere ai cambiamenti tattici e mentali necessari, implementare il progetto e utilizzare al massimo livello le risorse disponibili.
Il fattore tempo è cruciale, quando si parla di calcio. Uno sport che va di corsa, che richiede risoluzioni rapide, che è fatto di discese ardite e di risalite da governare con il miglior criterio possibile.
Andrea Soncin ha utilizzato il poco tempo disponibile come meglio non si sarebbe potuto fare. Ha preso in mano una patata bollente di cui in tanti si erano voluti rapidamente disfare. L’ha fatta raffreddare, eccome. Ci ha portato dove nessuno pensava di poter arrivare.
Ha dimostrato un coraggio e una professionalità che, nel solco di una altrettanto grande umiltà e di un encomiabile senso della misura, potranno portare molto lontano le Azzurre. E non solo.
Italia-Svizzera 3-0 (1-0)