Serie A Femminile, il curioso caso Florentia-Sampdoria e le logiche del mercato

La cessione del titolo sportivo della Florentia alla Sampdoria, che acquisisce a tavolino il diritto di partecipare al prossimo campionato di Serie A Femminile, cancella il calcio femminile ai massimi livelli sul territorio di San Gimignano (nella foto, lo stadio Santa Lucia gremito di pubblico).

La scelta di Tommaso Becagli, che in qualità di proprietario del club è ovviamente libero di cederlo a chicchessia e dunque anche a Massimo Ferrero (presidente della società doriana), rappresenta però un colpo durissimo alla credibilità del movimento calcistico femminile in termini di meritocrazia acquisita sul campo.

Con il passaggio al professionismo, programmato a partire dalla stagione 2022-23 con solo 10 club iscritti alla massima serie nazionale femminile, il movimento sembra prepararsi a emulare (in negativo) le aride leggi di mercato che stanno portando alla deriva il corrispettivo maschile.

Molto significativa in questo senso la riflessione del sindaco di San Gimignano, Andrea Marrucci, a commento dell’annuncio da parte del presidente della Florentia dell’avvenuta firma di un’istanza congiunta con la Sampdoria per la cessione del titolo sportivo. Parole che colgono perfettamente nel segno.

“Un duro colpo per chi crede in un calcio non dominato soltanto dalle logiche del mercato. Il professionismo nel calcio femminile è certamente una occasione di crescita per le atlete e per tutto il movimento, per dare maggiori risorse ed opportunità al settore e per dare nuove norme e maggiori diritti e tutele delle atlete. Ma non può ridursi ad un movimento d’élite nelle mani di pochi e ricchi club. Non c’è più etica dello sport, non c’è più meritocrazia guadagnata sul campo, nel consentire di comprare un titolo per disputare subito la massima serie. Così sarà sempre la logica del più ricco a prevalere. È anche abbastanza sconvolgente che un titolo sportivo possa essere venduto addirittura oltre i confini regionali”.

 

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