Serie A Femminile: alla ricerca di una saldatura fra passato e futuro

Ora che Serie A è proiettata verso il professionismo, c’è un bisogno sempre più pressante di trovare raccordi tra il passato e il futuro del movimento femminile.

C’è da catturare un interesse che ancora stenta a farsi largo nell’immaginario collettivo. Ci sono tifoserie da attrarre mediante progetti lungimiranti. C’è, infine, da far decollare quel sogno che legioni di ragazze hanno contribuito a scrivere sfangando sui campi di calcio di tutta Italia.

Eduardo Galeano è l’autore di uno dei libri più belli mai scritti per spiegare il mondo del pallone. “Splendori e miserie del gioco del calcio”, pubblicato nel 1997, è una specie di Bibbia per quanti vogliano capire e spiegare come si snoda la ricerca della felicità quando si parla di questo sport che resta bellissimo.

Come ha scritto Galeano “per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto. Dove meno te l’aspetti salta fuori l’impossibile, il nano impartisce una lezione al gigante, un nero allampanato e sbilenco fa diventare scemo l’atleta scolpito in Grecia”.

Di storie da raccontare il calcio femminile ne ha sempre avute a iosa. Per dirla con Eduardo Galeano, il movimento ha messo da sempre in pratica l’arte dell’imprevisto. È stato per anni un filone inesauribile, anche se misconosciuto alla massa degli sportivi.

Ora è tempo di raccolto. Gli addetti ai lavori devono fare la loro parte. Un calcio al femminile, anche se economicamente sostenibile, non sopravvive senza ‘storie’. Una buona narrazione, all’interno del sistema rosa, conta molto più di quanto si creda.

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