A proposito di Sofia Cantore, di coraggio e di calci di rigore

Sofia Cantore è un talento purissimo del calcio italiano. Un’attaccante nata, forte e di grande prospettiva. Su questo non si discute.

Il quinto e ultimo rigore della finale, il più critico di tutti da battere per qualsiasi giocatrice, è stato parato a Cantore – con grande intuito – da un’eccellente Camelia Ceasar. Un esito che ha deciso il risultato di Roma-Juventus, finale di Supercoppa giocata al Tardini di Parma.

Vorrei semplicemente trasmettere (dedicare) a Sofia Cantore il senso profondo di una canzone che ha fatto la storia della musica italiana. “La leva calcistica della classe ’68” di Francesco De Gregori è un capolavoro, in assoluto. Lo è, in particolare, per gli innamorati pazzi del gioco del calcio.

Ma Nino non aver paura
Di tirare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall’altruismo e dalla fantasia

In tanti (troppi), nel calcio come nella vita, hanno il terrore di tirare un calcio di rigore. La fuga dalle responsabilità sottende, nel terzo millennio, la liquidità di coscienze prive di appigli motivazionali e lungimiranti.

Quanti riusciranno (sempre e per sempre come canta De Gregori) a ispirarsi al coraggio, all’altruismo e alla fantasia che di Nino erano le stelle polari?

Sofia Cantore è sicuramente fra questi.

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