Nazionale Femminile, con la Sud Corea è stata una ‘vittoria di Pirro’? Cosa cambia in chiave Mondiale?

La Arnold Clark Cup parrebbe dare il colpo finale alla Nazionale di Milena Bertolini. Due sconfitte su tre partite giocate. Una sola vittoria, ottenuta all’ultimo tuffo grazie a una rete viziata da chiara posizione di fuorigioco.

Troppe le criticità, ormai cronicizzate e (quasi) irreversibili vista la ‘gabbia mentale’ che ormai imprigiona una ct sempre più ‘incartata’.

Un approccio moscio a tutte e tre le gare giocate, la mancanza di un vero gioco di squadra, la (totale?) carenza di schemi tattici plausibili, l’atteggiamento complessivamente neghittoso della maggior parte delle giocatrici (con qualche rara eccezione, come Sofia Cantore una tost, che non molla mai e ha la fisicità ad hoc per partite di questo livello), erroracci da principianti nelle ripartenze da dietro. E ci fermiamo qui per carità di patria.

Non è davvero un buon viatico per il Mondiale. La vittoria con la Corea del Sud – a nostro parere valida solo a fini statistici ovvero per interrompere una lunga sequela di sconfitte alcune delle quali umilianti a dirla tutta – sta finendo per assomigliare sempre più a una ‘vittoria di Pirro’, considerata anche l’interpretazione che ne viene fornita dagli attori e che non coincide con la realtà delle cose.

Sarebbe un errore letale utilizzarla come alibi autoreferenziale per autoassolversi dagli errori (di tutta evidenza) commessi finora, che rendono questa fase preparatoria del tutto inadeguata per un Mondiale che si annuncia grondante di rischi per la ct e il gruppo che ha scelto finora.

A prescindere dall’esito di quest’ultima partita la Nazionale ha bisogno che venga avviata una riflessione critica sullo stato dell’arte e sull’approssimazione tecnico-tattica evidenziata dallo staff di cui Bertolini e l’apice.

Avremo tempo e modo di ritornare a insistere su questo punto, perché la Nazionale è l’apice del sistema. Ha l’obbligo di offrire di sé la migliore immagine possibile per fungere da traino. Il che, al momento, è nulla più che un’Araba Fenice.

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