Serie A Femminile, protocollo medico e status dilettantistico

Calciopress ha sollevato la questione dolente del protocollo federale per il Covid-19, al quale sono costretti a ottemperare i club della Serie A femminile, modellato su quello delle società professionistiche della Figc.

Lo ha fatto con due successive riflessioni ( >>>LEGGI  “protocollo ad hoc” + >>> LEGGI “protocollo gara”) suggerite dall’intevento a gamba tesa del presidente della LND, Cosimo Sibilia, che ha finalmente deciso di prendere il toro per le corna.

La questione è molto seria. La prova provata è la mancata organizzazione di un numero decente di partite pre-campionato a carattere amichevole. Come anche l’annullamento all’ultimo tuffo di altre già annunciate (Fiorentina Femminile- San Marino Academy e Napoli Femminile-Roma Femminile, sono gli ultimi due casi in ordine di tempo).

Si tratta di pessime notizie. A tre settimane dall’inizio del campionato 2020-21 (la prima giornata è fissata il 22 agosto) e dopo quattro mesi di stop, il rischio è che le giocatrici arrivino a impegni agonistici ufficiali senza essere state testate da avversarie all’altezza. Come è sempre stata la norma, in passato. Un bel pasticcio, a dirla tutta.

Il fatto è che fino alla stagione 2022-23, secondo quanto deliberato dal presidente della Figc Gabriele Gravina, tutti i i club della Divisione Femminile (quindi anche le quattro big: Juventus Women, Fiorentina Femminile, Milan Femminile e Roma Femminile) sono statutariamente società dilettantistiche.

Il portavoce delle loro istanze resta pertanto, a nostro parere, il presidente della LND. Anche se il massimo campionato femminile è stato curiosamente integrato nei ranghi dei club professionistici della Figc.

A sgombrare definitivamente il campo arriva la sentenza del Tar Lazio che ha respinto, il 31 luglio 2020, la richiesta di riammissione del Tavagnacco (storico club del sistema calcio femminile).

C’è un passaggio che non lascia ombra di dubbio. Lo riportiamo integralmente, a futura memoria: “…che la stessa prospettazione con cui si deduce la discriminazione perpetrata rispetto agli omologhi campionati professionistici o semi-professionistici di calcio maschile non può essere condivisa posto che, allo stato, in disparte il fatto che tali campionati non sono organizzati dalla LND ma dalla Divisione calcio femminile incardinata nella stessa Federazione, non è comunque revocabile in dubbio che il calcio femminile rivesta ancora uno status dilettantistico (almeno fino al campionato 2022/2023), il che non consente di ritenere sussistente una situazione di identità con gli omologhi campionati di apice del calcio maschile tale da radicare un vizio sintomatico di disparità di trattamento che trasmodi in una illegittimità della scelta federale impugnata”.

Più chiaro di così il Tar Lazio non poteva essere. Che altro aggiungere, salvo il fatto che bisognerà assolutamente adeguarsi, per il campionato di Serie A femminile 2020-21 e in termini di applicazione del protocollo, allo status dilettantistico dei club della massima divisione nazionale femminile.

La palla passa a Gabriele Gravina e Ludovica Mantovani, che dovrebbero quanto prima attivarsi in questa direzione.

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