Serie A Femminile, come nani sulle spalle di giganti

Tempus inesorabile fugit. La Serie A Femminile si avvicina, a grandi passi, verso la stagione del passaggio al professionismo. Il campionato che si avvia a conclusione è stato lungo e difficile. Non certo il viatico migliore per il prossimo stravolgimento di sistema, che richiederebbe l’energia dell’ottimismo che nasce dal vissuto.

Un momento cruciale per il movimento. Per affrontarlo conviene forse affidarsi al pensiero di Bernardo di Chartres. “Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti”.

Un concetto che riflette l’idea di cultura, anche calcistica, come frutto della continua costruzione di uomini lungimiranti. Pur se nani rispetto ai grandi del passato, gli umani sono cresciuti perché li hanno sopravanzati. Sono riusciti a progredire sulla scia di quanto di buono fatto in precedenza.

Le notti più buie hanno bisogno di sogni. Solo immaginare il futuro ci permette di sopravvivere al presente. Non possiamo, dunque, che coltivare una speranza.

La serie A femminile ce la può fare e  ce la farà. Ha le armi per farcela. Riuscirà nella missione possibile di affrontare quello che rappresenta la rottura di un diaframma tra mondo vecchio e mondo nuovo. Per riuscire nei propri obiettivi, occorre salire sulle spalle dei giganti consapevoli di essere nani.

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