“Abbiamo molto tempo davanti a noi per creare sogni
che non possiamo nemmeno immaginare di sognare”
(Steven Spielberg)
La materia di cui è fatto il calcio, a prescindere dal genere, è la stessa di cui sono fatti i sogni. “Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni: nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita“ (‘La tempesta’, William Shakespeare).
Lo è, soprattutto, quando si parla di calcio femminile. Lo certifica la storia, molto accidentata, di un movimento che sta raccogliendo solo oggi i frutti dei mille sacrifici compiuti dalle centurie di ragazze che hanno sfangato per anni e anni sui campi di tutta Italia (nella foto: giocatrice argentina del Boca Junior, 2014).
Nella vita i sogni sognati dei sognatori sono stati la molla che ha fatto crescere le società e, dunque, gli umani che le popolano.
I tifosi altro non sono che eterni Peter Pan. Si portano appiccicati addosso, per l’intera vita, i colori della squadra del cuore. È la ragione principale per cui continuano a lasciarsi manipolare dalle promesse di (improbabili) ‘mercanti di sogni’.
A maggior ragione il calcio femminile, e le ragazze che in numero crescente continuano ad avvicinarsi al movimento e ne rappresentano la linfa vitale, hanno un disperato bisogno di persone e dirigenti affidabili alle quali affidare il proprio destino. Capaci di tradurre in realtà gli ideali che sottendono a una scelta che resta ancora difficile. Se non ora, quando?
“Tutto ciò che puoi immaginare è reale“
(Pablo Picasso)